Pubblicità di Rocco Siffredi delle patatine

Racconto per bambini cresciuti: “Il regno dei gelati” (puntata 4 di 9)

Pubblicità di Rocco Siffredi delle patatineNon era bravo a raccontare storie.
Non lo era mai stato.
Come non era bravo a fare disegni.
Solita maestra. Solita maestra di educazione artistica ed italiano.
Solita storia.

Ma, stavolta, negli annali scolastici è registrato uno storico e più che epico sei meno meno.
Uno storico sei meno meno. Quarto anno dell’Istituto Geometri.

Saggio breve.
Saggio breve mai ritornato nelle mani della professoressa e finito direttamente incorniciato in camera della mamma neanche fosse una laurea o una Madonna del Quattrocento.

Saggio breve. Per l’appunto breve.
Sì.
Perché diciamo che era un velocista della penna.
Partiva bene.
Solo che poi non sapeva come continuare.
Tantomeno come finire.
Sempre.

Partiva a razzo. Il re delle prime cinque righe. Il re degli incipit.
Figlio illegittimo di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.
Un Calvino involontario.
Dopo cinque minuti alzava quella cazzo di testa e vedeva le cazzo di teste dei suoi cazzo di compagni chine su quei cazzo di fogli con quelle cazzo di penne stacanoviste. La sua invece in sciopero. Sprezzante dei crumiri.

Che cazzo ci scriveranno mai?

Lui non aveva mai abbattuto il muro della terza colonna. Aveva anche cercato di scrivere largo. Di spaziare bene le parole. Di mettere tre righe vuote tra titolo ed incipit. Niente. Mai giunto alla terza colonna.
Però ora doveva arrangiarsi. Era già da alcuni giorni che stava a lui raccontare la favoletta al bambino per farlo addormentare.

“C’era una volta … tanto tempo fa una bambina. Quella bambina era piccola piccola piccola. Ma piccola. Così piccola che … che … che … insomma … era piccola …”

Non sapeva raccontare le storie. Proprio non le sapeva raccontare.

“Quella bambina era piccola piccola piccola e amava amava amava i gelati. Mamma mia quanto le piacevano i gelati! Proprio le piacevano piacevano piacevano! Girava di gelateria in gelateria alla ricerca del Regno dei Gelati … ne aveva letto in un libro … alcuni dicevano che esisteva … altri che non esisteva … altri che esisteva, ma erano meglio le gelaterie in centro. Lei ci credeva e pensava che le gelaterie del centro erano veramente gagliarde, ma niente a che vedere con il Regno dei Gelati. Lei ci credeva. E non si era mai data per vinta. Entrava in ogni gelateria. Senza discriminazioni. Le più grandi, le più piccole. Le più fornite, le meno fornite. Le più conosciute, le meno conosciute. Assaggiava ogni gelato. Senza discriminazioni. Pistacchio e nocciola. Limone e stracciatella. Fragola e cassata. Viveva per i gelati. Gelati!”

– Patata [alla bambina piccola piccola piccola piacevano i gelati, a me piacciono tanto le patatine!]– disse Paolino con gli occhi sognanti.
– Vieni, Rocco! – abbassò la guardia per un attimo Claudio.
– Patata Rocco Patata Rocco – partì in una cantilena Paolino.

Con Paolino non dovevi mai abbassare la guardia. Aveva una sorta di predisposizione innata per le parole e le frasi sconce. E a giudicare dalla sua postura tipica (la mano destra nelle mutande) anche per le azioni sconce. Aveva una sorta di predisposizione innata per le parole, le frasi e le azioni sconce e, appena dalle reazioni del padre captava di aver detto qualcosa che non doveva dire, non faceva che ripeterlo. Ad oltranza. Soprattutto quando si annoiava. Quando si annoiava non faceva che fare e dire tutto quelle che gli veniva detto di non fare e di non dire.

Nelle occasioni meno consone.

L’ultima: in chiesa al battesimo della cugina, il mese prima, se ne era uscito con un esilarante quanto imbarazzante “puttana” al momento della comparsa del parroco.
Ma questa è un’altra storia.

… continua…

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