Cibo cinese

Racconto umoristico: “Cioè assurdo” (puntata 1 di 6)

Cibo cineseLa mia è una vita assurda.
E lo è sempre stata.
Fin dall’inizio.
Fin da prima dell’inizio.

Dieci mesi prima della mia nascita. Ristorante cinese. Lei si alzò da tavola. Lei era mia madre. Aveva mangiato troppo.
Allora, come oggi, quando mangiava troppo, le si gonfiava la pancia.
– Signola, è incinta? – chiese la cameliela cinese del listolante cinese, pensando di fale tante conglatulazioni alla novella madle.
“Signola”. “Incinta”. Due parole che a mia madre hanno sempre fatto perdere il lume, già di per sé fioco, della ragione.

Mio padre tremò. Guardò mia madre.
Lei, gli occhi fuori dalle orbite, stava per dare in escandescenze.
– Il budello di tu’ mà sarà incinta! [la prostituta di tua madre sarà incinta!]
Cioè non lo ha detto. Lo ha pensato. Mio padre lo sapeva. La conosceva bene.
Dalla faccia di mia madre trasudavano odio allo stato puro, pensieri omicidi, un’apologia delle sterminio del popolo cinese.

– No, non sono incinta! – si trattenne. Eroica.
Mio padre tirò un sospiro di sollievo.
La cameriera cinese commise però un errore madornale, imperdonabile: si scusò.
– ‘Scusa’ … lo dici al budello di tu’ mà … [‘Scusa’ … lo dici alla prostituta di tua madre …]
Cioè. Lo pensò. Ma stavolta lo disse anche.
Ehm. Sì. Lo disse. Lo urlò. Alla cameriera. Cinese.

Mia madre era una così. A chi le chiedeva ‘sono anni che siete fidanzati, quando è che fate un bel bambino?’ metteva direttamente le mani in faccia.
Così.
Senza una parola.
In faccia.
Mia madre era una così.
Nessun istinto materno.

Aveva scritto un saggio. Anni prima. Il suo primo ed ultimo saggio. Raccoglieva la sua articolata posizione sul delicato tema della maternità, analizzando in ogni dettaglio e da ogni prospettiva ogni più recondito aspetto della questione, soppensando attentamente i pro ed i contro.
Titolo: “Apologia dell’infanticidio”.
Sviluppo: “Piangono”. Fine.
Era più lungo il titolo del testo.
E il titolo era di tre parole. Un’opera a suo modo poetica, per certi versi riconducibile alla corrente ermetica.
Lei comunque era fermamente convinta che “piangono” fosse una giustificazione così inattaccabile ed autoevidente da non aver bisogno di ulteriori spiegazioni.

Mia madre era una così.
Nessun istinto materno.
Fuori dal cancellino di casa sua c’era un cartello.
“Io non posso entrare”.
Ma non era per i cani.
Era per i bebè.

Mia madre era una così.
Nessun istinto materno.
Al più istinto xenofobo. Omicida.
– ‘Scusa’ … lo dici al budello di tu’ mà … muso giallo di merda! [‘Scusa’ … lo dici alla prostituta di tua madre … cinese del cavolo!]
Così terminò di apostrofare, impugnando il coltello, la terrorizzata cameriera cinese che, non appena ebbe finito di piangere e strapparsi i capelli, prese il primo aereo per Pechino, dove, a quindici anni di distanza, è tuttora in cura da uno psicanalista, pare non troppo bravo.

… continua…

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