muro di Berlino

Racconto umoristico: “Decisamente disoccupato” (puntata 10 di 16)

muro di BerlinoDopo una settimana di meritato riposo, mi reco ad un’agenzia interinale.
Come mai non ci avevo pensato prima?
Come mai mi ero limitato al solo settore pubblico, confidando esclusivamente nel centro per l’impiego?

In fondo, il privato non è più competitivo ed efficiente rispetto al lassismo pubblico? Penso a come (non) lavora Pietro e mi rispondo di sì.

La caduta del muro di Berlino vorrà pur dir qualcosa?

Ancora qualche giorno e finalmente troverò lavoro.

Arrivo all’entrata e do un’occhiata attraverso le vetrate. Un ambiente spazioso, moderno e spudoratamente privato.
– Buongiorno, vorrei iscrivermi.
– Buongiorno, ha portato con sé il suo curriculum?
– Sì.
– Compili questi moduli e torni qui quando ha finito – dice la segretaria indicando delle sedie in fondo alla stanza.

Pagine e pagine di questionari.
Dati personali.
Composizione del nucleo familiare.
Età dei membri del nucleo familiare. Oddio. Richiamo delle conoscenze matematiche. Rimpiango di non aver portato con me, se non una calcolatrice, quantomeno un pallottoliere. Con l’ausilio delle dita, il calcolo è pronto. Probabilmente errato, ma pronto.
Occupazione dei membri del nucleo familiare.

Compilo, chiedendomi cosa freghi a questi personaggi di cosa fa nel tempo libero mio cugino di terzo grado il lunedì mattina alle 11.
Titolo di studio. Conoscenze linguistiche. Conoscenze informatiche.

Sezione condizioni di lavoro.
È disposto a lavorare durante il week-end?
È disposto a lavorare durante le feste?
È disposto a rendersi disponibile ad ogni orario e con minimo preavviso?
Più si scorre verso il basso, più la situazione diventa schiavista. Mi stupisco che l’ultima domanda non sia: è disposto a farsi frustare?
Spunto anche le ultime caselle, mettendo a tacere il mio spirito sindacalista.

L’impiegata puntualizza.
– I contratti sono solo a tempo determinato, lo sa, vero?
– Ah.
E sì che sul questionario si parlava anche di contratti a tempo indeterminato.

– Nel caso di assunzione lei risulterà assunto non dall’azienda, bensì da noi.

Tira aria di fregatura. E trattasi di tramontana, non di riscontro. Mi dico che il privato è privato per un motivo e trovo il tutto molto rassicurante perché mi consente di non dover rivedere a quasi trent’anni la mia posizione politica.

Dopo essermi iscritto alla prima agenzia interinale, colto da non so quale frenesia, mi iscrivo anche alle altre due agenzie presenti in zona.

Dove non riesce l’una, riuscirà l’altra. Dove non riuscirà nemmeno l’altra, riuscirà l’altra ancora.

Uscendo dalla prima, come dalla seconda, come dalla terza agenzia interinale, mi sono sentito dire: “la chiameremo non appena avremo trovato qualcosa per lei”.

Non resta che aspettare che il telefono squilli, che i datori di lavoro assaltino la mia casella di posta elettronica.

… continua…

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