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Racconto umoristico: “Supereroe di quartiere” (ultima puntata)

scaricare gratis il raccontoMi volto verso la strafiga.
Solo adesso mi accorgo che, colpevolmente, non le ho ancora guardato le cosce!
Come ho potuto farmi distrarre dall’alterco supereroico?!?

Come ho potuto?!?
Non posso perdonarmelo.
Sono fatto così.
Da me pretendo sempre il massimo.
Sono fatto così.
Sono un perfezionista.

Non posso perdonarmelo, ma cerco di rimediare al più presto.
‘Guardale il culo adesso che non ti vede!’ – mi dico.
Il cervello non ha ancora formulato l’input, che l’occhio già ha eseguito il comando.

Dramma! Disastro! Catastrofe! Apocalisse! I Maya!

La strafiga ha le cosce coperte.
Pantaloni di jeans. Strappati.
Lunghi.
E stivali antisesso.
Io odio i jeans strappati!
Io odio gli stivali antisesso!
Io odio i jeans strappati sugli stivali antisesso!

Oggi non potrò guardarle le cosce.
Sono già piombato nel dramma.
E sono entrato in ufficio da tre minuti.
Mi aspetta una giornata di pensieri puri!
Oddio no! Devo trovare una soluzione!

Il supereroe di quartiere sta spiegando che, se davvero non esiste un servizio di eliambulanza (“e ciò è tutto da verificare!”), bisognerebbe raccogliere le firme, rimboccarsi le maniche, far valere i propri diritti … e non stare a poltrire otto ore al giorno davanti al pc.
Andrea calma Alessandra, già pronta ad intonare l’inno dell’URSS come estremo atto di rappresaglia, manda Michele a controllare la formazione della Juventus in ottica domenica di campionato e, con la solita flemma e il solito sorrisetto, beffardo, saputello, parte al contrattacco.

Ma mi perdo le sue parole.
A me non interessa un cazzo di quello che Andrea sta dicendo.
Cioè. Me ne sarebbe importato fino a trenta secondi fa.
Non adesso.
Assolutamente, non adesso.
A me non interessa un cazzo di quello che Andrea sta dicendo, perché la strafiga si è voltata. E si è chinata. Per raccogliere del materiale pubblicitario da uno degli armadi. Sto benedicendo dentro di me il materiale pubblicitario. Sto benedicendo dentro di me l’anima pia che ha pensato di infilare il materiale pubblicitario in quel cantuccio praticamente irraggiungibile di armadio. Sto benedicendo tutto e tutti. Neanche un prete la Domenica delle Palme. Si è chinata e … uno degli strappi del jeans strappati è sul culo. Sì. Sul culo. Chiappa sinistra per amor di precisione. E … come dire … Non c’è traccia di mutanda. Da che mondo e mondo lì ci sta la mutanda. Invece no! Niente!

Io amo i pantaloni strappati!

Sto riflettendo sul mio amore incondizionato verso i pantaloni strappati e come debba ricredermi sul colpo di fulmine (il colpo di fulmine esiste! io fino a un secondo fa odiavo i jeans strappati! poi è successo tutto di colpo! l’amore!), quando la strafiga si volta.
Di scatto.
Mi scopre.
Di nuovo.

Maledico la mia più che totale mancanza di riflessi.
Faccio un rapido punto della situazione. Il mio cranio è seriamente in pericolo.
Constato che quantomeno non ho la bavina alla bocca.
Constato che non ho neanche la bocca aperta.
Mi trattengo a stento dal farmi un applauso.
‘Neanche la bocca aperta!’ – mi congratulo dentro di me.
– Avevi detto che non avrei dovuto guardarti le cosce … non lo sto facendo! Cosa vuoi da me?

 

FINE …

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