Marco Masini

Racconto umoristico: “Quello che non capisco” (puntata 8 di 9)

Marco MasiniFatte le mie cinquanta vasche, torno dritto dritto a lavoro. Salvo fermarmi da Spizzico a mangiare una pizza, all’Ipercoop a fare la spesa, al punto Tre a informarmi sulle promozioni. Fatte le mie cinquanta vasche, torno non proprio dritto dritto a lavoro.

Entro in ufficio e mi dico ‘guardala in faccia guardala in faccia guardala in faccia guardala in faccia’. Entro in ufficio e … le guardo le cosce.
Oltre che dalle cosce della strafiga, vengo accolto da un silenzio carico di attese. Tutti con il fiato sospeso per sapere se ho chiuso un nuovo contratto.

– È stato un cliente difficile. Mi ha trattenuto. Ma penso che sia andata bene – dico.

Scoppia un applauso spontaneo. Come quando, dopo tre giorni sotto le macerie, i soccorsi tirano fuori un bambino illeso. Tutti mi fanno i complimenti. Tutti mi danno sode pacche sulle spalle. Mi pare di tornare ai tempi del seggiolone quando mia mamma mi faceva fare il ruttino.
Tutti mi fanno i complimenti.
Tutti meno la strafiga, che non alza neppure gli occhi dal cellulare.

Non è però ancora giunto il momento di rilassarmi. E infatti mi rimetto subito al lavoro. Sono un esempio per tutti.
Prendo il telefono aziendale e me ne vado da solo in sala riunioni per un giro di chiamate di lavoro. Inizio la telefonata, mentre sto entrando in sala, dicendo: “Pronto? Signor Masini? Chiamo dalla Toronto Porcellane …”
Chiudo la porta e continuo: “ … no, mamma non cerco nessun signor Masini … no, mamma non sono impazzito … no, non mi drogo … no, non Masini il cantante …”
Dopo aver convinto (credo) mia mamma che non ho bisogno di un ricovero psichiatrico (sono stati necessari non meno di quindici minuti) le dico cosa prepararmi per cena, le chiedo come va a casa, informandomi a partire dal babbo fino ad arrivare ai cugini di terzo grado, a partire da Biscottina (la nostra gatta) fino ad arrivare a Cloe (la piantina della nonna).
Sì. L’animale da compagnia di mia nonna è una pianta.
Sì. La piantina di mia nonna ha un nome.
E sì. In famiglia usa chiedere “come sta Cloe … tutto bene?”

Dopo aver chiamato la mamma, chiamo nell’ordine Alice G., Alice S., Alessadro, Alessia, Alessio, Antonio.
Domani è il turno della lettera B. Ci vuole metodo per certe cose.
Il tutto ovviamente a spese aziendali. Ci vogliono finanziamenti aziendali per certe cose.

Nel frattempo dall’ufficio mi vedono, attraverso la vetrata, al telefono, scrivere scrivere scrivere sul taccuino. In realtà non scrivo. Faccio cornicine. È una cosa che mi porto dietro dalle elementari. Quando telefono, disegno cornicine. Mi rilassa. C’è chi al telefono cammina. C’è chi si trilla i capelli. C’è chi fa dell’autoerotismo. Io faccio cornicine (meno divertente ma più decoroso dell’autoerotismo).
Loro invece pensano che io stia prendendo appunti.
Non più tardi di ieri Carlo si è offerto di darmi il suo cellulare con vivavoce, cuffie e quant’altro, perché dice “come fai a lavorare bene con quel telefono dell’anteguerra?”
– Beh, sì, effettivamente è un problema – ho convenuto.
La cosa si è conclusa con un ordine su eBay. In settimana arriverà il mio nuovo telefono aziendale.

… continua…

2 commenti su “Racconto umoristico: “Quello che non capisco” (puntata 8 di 9)”

  1. Per informazione: Cloe tutto bene, cresce verde e rigogliosa.. Ma si ostina a non fare fiorellini! Diciamolo pure: se la tira.

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