Need for speed underground

Racconto umoristico: “Fidanzato a due ruote” (puntata 3 di 8)

Need for speed undergroundSono passati dieci anni da quel giorno. Sono passati i tempi del liceo. Ora studio all’università. Per essere più veritiera, dovrei dire “ora frequento l’università”, perché il verbo ‘studiare’ lo trovo decisamente forte nel mio caso. Per essere più veritiera ancora, dovrei dire “ora sono iscritta all’università”, perché anche il verbo ‘frequentare’ lo trovo decisamente forte nel mio caso. E forse l’illuminante idea di iscrivermi ad ingegneria ambientale, alla luce del mio sistematico 4 a matematica e del mio più che totale disinteresse per l’ambiente, non è stato poi così tanto illuminante.

Sono passati dieci anni da quel giorno. E Franck è stato con me per tutto questo tempo.
Franck. Sì. Franck. Perché, da quando il mio lui ebbe quell’incontro ravvicinato con la bidella, o la “budella” come la chiama lui, si sfregiò tutta la fiancata sinistra e venne ribattezzato Franck per una presunta somiglianza con il calciatore Franck Ribery. Nome che gli rimase incollato addosso anche dopo che la presunta somiglianza non ebbe più ragione di essere.
No. Non gli avevo fatto sostituire la carena.
Semplicemente, per innato spirito di simmetria, tempo tre mesi e Franck si sfregiò anche la fiancata destra.

Come è successo?
Beh, come in tutte le storie si tende un po’ a correre all’inizio. Soprattutto io. Nata senza senso del pericolo. Mi fiondavo a 90 km/h sui dossi per farne rampe. Quando frenavo, provavo sistematicamente ad alzare la ruota posteriore. Impennavo. Impennavo. Impennavo. Una volta provai a fare in impennata l’intero Viale Mazzini e, davanti al circolo dei bersaglieri, mi ritrovai in piedi a rincorrere Franck, incitata a tempo di fanfara. Guidavo incrociando le mani sullo sterzo. Derapavo sullo sterrato che era una meraviglia. Lo avevo imparato a ‘Need for speed underground’. Derapavo sullo sterrato che era una meraviglia.
Quel giorno derapavo sullo sterrato che era una meraviglia e … ci sgrattugiammo che era una meraviglia. Lui la fiancata destra, io il fianco destro. Un male cane. Per altro caduta nel parcheggio sterrato del circolo Arci. Persone presenti: minimo minimo quaranta. Vecchi. Di quelli che la cosa più epica che succede nella loro giornata tipo è il re di briscola. Avranno parlato di quella caduta per giorni, settimane, mesi, anni.

A distanza di dieci anni, ogni volta che per strada incontro un vecchio, mi pare di leggere nei suoi occhi “sei tu quella della fiancata!”.
Penso di essere l’unica persona sul pianeta a non vedere di buon grado l’allungamento dell’aspettativa di vita.

Nata senza senso del pericolo, ma con grande senso della figura di merda, risalii in sella come se niente fosse. Filai prima al Pronto Soccorso. Poi a casa.

… continua…

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