Adrien Brody

Racconto umoristico: “Da botte” (puntata 3 di 5)

Adrien BrodyIo al pronto soccorso a cercare di non fare la checca davanti a Francesca con un boia sadico vestito da dottore che dice che mi rimette a posto il setto nasale.

Francesca che mi guarda, ride, dice: “mi sembri Adrien Brody”.
Ride.
Francesca.
Francesca a cui non ho mai rivelato queste mie debolezze.
Francesca a cui tento di dare una diversa visione di me.

Non più di venti minuti fa, quando mi è venuta a prendere (sarebbe più preciso dire “raccogliere”) per portarmi al pronto soccorso, le ho fornito una versione dei fatti, diciamo, un tantino rielaborata.
Ho trovato il fiorentin tamarro ad aspettarmi.
Lo ho affrontato.
Da uomo.
Da uomo a uomo.
Da uomo a tamarro.
Sono volate parole grosse.
Siamo venuti alle mani.

Qui mi sono fatto un po’ prendere dal racconto ed ho aggiunto: “è già tanto se si rimette in piedi … ha preso una bella batosta, te lo dico io! Tornerà a testa bassa a chiedere pietà!”
Che poi, alla fin fine, un fondo di verità c’è … ovvero … io neanche ho alzato una mano se non per coprirmi la testa in posizione fetale mentre con coraggio e dignità urlavo “AIUTOOOOOOO!”, ma! quando è andato via ho visto distintamente che scuoteva la mano.
A forza di scazzottarmi si era fatto male alle mano.
A modo mio, in un certo senso, gli ho fatto male.
A modo mio, in un certo senso, lo ho massacrato.
A modo mio, in un certo senso, lo ho fatto andar via con la coda tra le gambe.
Il tamarro!
Il vigliacco!

– Penso di avergli spaccato una mano – ho detto, fiero di me.
– Penso che ti abbia spaccato il naso e tre quarti delle costole – puntualizza una troppo puntuale Francesca.
Ride.

Mi trova sempre molto divertente.
Ride.
Ride della mia versione.
Sa che è la mia versione.
Finge di crederci, ma anche no.
Ride.
– Allora non ti preoccupa il fatto che tornerà, vero?
Ride.
– Che torni pure. Io sono qui!
Con la mente ho già prenotato un volo di sola andata per le Maldive. Lato finestrino.

Il dottore interrompe la nostra discussione amorosopugilistica prendendomi di forza il naso e rimettendolo al suo posto.
Così.
Senza preparazione psicologica.
Senza due paroline dolci.
Il sadico.
Così.
CCCHIOCHIÒ!
Fatto.
Inizio a lacrimare che neanche un bambino di un anno quando gli togli il ciuccio.
Francesca ride.
– Il mio uomo! Un duro!
Ride.
Mi asciuga le lacrime.
Mi dà un bacio.
Mi dice, prendendomi in giro, con la voce che usa con suo nipotino di tre anni: “piccino!!! Ti ha fatto la bua il dottore cattivo? Caaaattivone!!!”

Le piaccio così.
Che invento storie per conquistarla.
Sa che le invento.
Le piaccio così.
Che me la faccio sotto, ma cerco di dire di no.
Le piaccio così.
Che lacrimo come una checca, dopo essermi spacciato per Rambo.
Le piaccio così.
La faccio ridere.
Ride.
Non è che uno sa perché gli piace una persona.
Non sono cose che si sanno.
Non sono cose che si possono sapere.
Sono cose che succedono.
Una persona ti piace o non ti piace.
Senza una ragione.
Senza un motivo.
Ma, se dovessi dire un motivo per cui piaccio a Francesca, direi che è perché la faccio ridere.
E, se dovessi dire un motivo per cui mi piace Francesca (escludendo le tette fuori dal normale), direi che è perché ride.
Mi piace perché ride.
Mi piace perché ride di me.
Sì … due psicopatici!

… continua…

2 commenti su “Racconto umoristico: “Da botte” (puntata 3 di 5)”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *