scarpe rosse

Racconto umoristico: “Da (a)mare” (ultima puntata)

scarpe rosseLe 11 e 15.
All’attracco.
Lei non c‘è.
Le avevo scritto.
Non è venuta.

Le avevo scritto che doveva scegliere.
Non è venuta.
Doveva scegliere.

Io l’avevo scelta. Da sempre.
Avevo comprato due biglietti. Per il traghetto. Per un viaggio. Insieme. Per l’Elba.

Lei ha scelto. L’altro. Non è venuta.
Forse non ha letto il biglietto.
No. Chi voglio prendere in giro? (Fausto a parte, si intende)
Chi voglio prendere in giro?

Lei ha scelto. L’altro. Il fottutissimo vil fiorentin tamarro.
Altro che pisciata sul portone. Stavolta ci scarico un camion di letame. Vacche di tutto il mondo unitevi.

Lei ha scelto. L’altro. Il fottutissimo vil fiorentin tamarro.
Uno che perlomeno non sviene per un bacio.
Non è venuta.
Ha scelto lui.
È finita.
Per sempre.

Cammino nella folla di turisti in attesa del prossimo traghetto.
Basta.
Cammino a testa bassa nella folla.
Due scarpe.
Rosse.
Piantate a terra.
Ferme.
Rosse.
Davanti a me.
Due ballerine.
Rosse.
Conosco quelle scarpe.
Le sue scarpe.
Piantate a terra davanti a me.
Alzo la testa.
È lei.

Dice che ha fatto tardi perché ha comprato una cosa per me.
Ride.
Anche i suoi occhi ridono.
Mi porge la cosa che ha comprato per me. Un casco.
“Questo è per il prossimo bacio … non vorrei che svenendo tu battessi il cervelletto … già sei spastico così … figuriamoci se batti il capo …”
La bacio.
Senza casco.
Senza svenire.
La bacio.
Francesca.
La bacio.
“Il saggio breve … me lo fai per lunedì” – ride.
Francesca.

 

FINE

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