carta igienica

Racconto umoristico: “2040” (puntata 2 di 6)

carta igienicaArrivo alla cena di lavoro.
Arrivo in orario.
Arrivo in orario e ci sono solo Andrea, sua moglie e le sue due bambine.
La cosa bella di Andrea in formato famiglia è che, come si sposta, sia pure per una cena, pare che stia traslocando.

Attacca la roulotte alla station wagon e stipa station wagon e roulotte di passeggini, culle, biberon, vestitini di ricambio, vestitini di ricambio dei vestitini di ricambio , vestitini di ricambio dei vestitini di ricambio dei vestitini di ricambio, kit di pronto soccorso, kit picnic, Kit Kat, giochi per le bambine, ciucci, leccalecca, rotoli di carta igienica.
Arrivo in orario e ci sono solo Andrea, sua moglie, le sue bambine e tutti i beni mobili di proprietà di Andrea ad occupare metà della sala ristorante.

Andrea si avvicina. Saluto Andrea. Saluto la moglie. Saluto le bambine. Ilde, la più grande, mi saluta col gesto dell’ombrello. Irma è troppo piccola per farlo. Ma, da come mi guarda, è evidente che vorrebbe farlo anche lei. Andrea mi si avvicina, abbassa la voce, mi parla nell’orecchio “io te lo avevo detto … non te la darà nemmeno nel 2040”.
Sono arrivato da trenta secondi e voglio già andar via.

Arrivo in orario.
Ho la stramaledetto difetto di arrivare in orario.
Prendo posto a tavola.
Sono quasi commosso.
Piatti di porcellana.
Il primo oggetto di porcellana che mi trovo tra le mani dopo anni di (non) lavoro alla Toronto Porcellane.
Sono quasi commosso.
Sia chiaro: non sono di nostra produzione.
Ma la quasi commozione resta.
Deve essere molto commossa anche Ilde.
Sta piangendo.
Andrea le chiede perché.
Non è per le porcellane. (Che insensibile!)
“Mi sente la pancia”, dice Ilde.
Andrea la porta di corsa in bagno.
Al seguito, la moglie.
“No, non farlo! Non farlo!”, penso.
Lo fa. Se ne va in bagno anche lei. Io rimango lì. Con Irma.
“No, non farlo! Non farlo!”, penso.
Lo fa. Si mette a piangere.

Per me è sempre stato così. I bambini mi hanno sempre odiato. Ed io ho sempre odiato i bambini. È sempre stato così. Anche quando io ero un bambino. Mi odiavo. Ed odiavo tutti gli altri bambini. Anche al nido. Anche all’asilo. Ho iniziato ad avere amici soltanto alle elementari. Prima ero troppo impegnato ad odiarli e picchiarli. E picchiarmi (avevo così tanti lividi che mi chiamavano ‘il mulatto’). Il mio primo ricordo di quando ero piccolo è la sassata che tirai in testa a Dario Farri, reo di … di niente … di essere un bambino … per me era un motivo sufficiente. Semplicemente ho sempre odiato i bambini. Non c’è un perché. C’è chi odia il Festival di Sanremo … c’è chi odia il cinepanettone … io odio i bambini (e il Festival di Sanremo e il cinepanettone). Non c’è un perché (a meno di voler considerare “un perché” l’oggettiva odiosità di Baudo, De Sica, Boldi e dei bambini).

Fatto sta che Irma mi guarda e piange. A dirotto.
Tutto il ristorante si volta verso di me.
Provo a fare qualcosa. Cucù! Cucù! Non funziona.
Provo a fare qualcosa. Prrrrrr! Prrrrrr! Non funziona.
Provo a fare qualcosa. Faccio il rumore delle puzzette con le ascelle. Non funziona.

Mi viene in mente quella volta che Daniela mi disse “bellini i bambini …”, poi ci pensò un attimo su e si sentì in dovere di aggiungere “… degli altri …”.
Beh, a me non piacciono nemmeno quelli degli altri. E i bambini degli altri mi ricambiano alla grande.

Torna Andrea con la moglie e Ilde. Ilde non piange più. Ride. Ha rubato un rotolo di carta igienica. Non chiedetemi perché, ma la carta igienica la rilassa. Non fa che srotolare rotoli di carta igienica. Casa sua è una festa di capodanno perenne. Festoni di carta igienica ovunque. E, ogni volta che Andrea si sposta, porta con sé una confezione da dodici rotoloni Regina. Chi lo vede non può far a meno di pensare “ma quanto cagano questi?”

Andrea prende in braccio Irma. Una polveriera di lacrime.
– Che cosa hai?
Irma mi indica. Anzi. Mi addita. E, per non farsi mancare nulla, nell’additarmi solleva un fiero dito medio.
Bastarda!

Nel frattempo Ilde passa a Irma il rotolo di carta igienica. Doppio strato.  Il suo preferito. E magia … sparite le lacrime, Irma sorride. Dalla faccia si capisce che sta pensando: “DOPPIO STRATO!!! WOOOOOOOOWWWW!!!”

È adesso che Ilde mi guarda. È adesso che lo vedo per la prima volta. Quel sorrisetto. Beffardo. Saputello.

Ilde mi guarda. Il sorrisetto beffardo. Saputello. Il sorrisetto di Andrea!

Ilde mi guarda. E mi fa il gesto dell’ombrello.

… continua…

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