il colpevole è sempre il maggiordomo

Racconto drammatico: “Il mostro di Colleverdi” (puntata 5 di 10)

il colpevole è sempre il maggiordomoTutto è iniziato due giorni dopo che Marco aveva trovato suo figlio.
Morto.
Ammazzato.
Riverso a terra.
Nel boschetto vicino casa.
Riverso a terra.
In una pozza di sangue.
Nel boschetto in cui era andato a passare il pomeriggio con il figlio.

La versione di Marco era stata messa fin quasi da subito in discussione. Sosteneva di essersi addormentato. Che, quando si era svegliato, aveva iniziato a cercare il figlio là attorno. Che lo aveva trovato un’ora dopo.
Morto.
Ammazzato.
Riverso a terra.
Nel boschetto vicino casa.
Riverso a terra.
In una pozza di sangue.

Subito quella versione aveva attirato qualche sospetto.
L’assassino è sempre il maggiordomo. Se non c’è un maggiordomo sarà il padre.

Due giorni dopo viene fuori la storia dei litigi con la ex moglie.
Litigi nati a causa del figlio.
Il figlio va male a scuola.
La madre ne incolpa il padre.
Il padre e la madre quasi vengono alle mani.
A causa di quel figlio.
Morto.
Ammazzato.

Due giorni dopo viene fuori la notizia che Marco Turini è stato iscritto nel registro degli indagati.
Quella versione.
Sospetta.

Perché si è addormentato? Non ha lavorato la sera prima. Perché si è addormentato? Invece di controllare il figlio … perché si è addormentato? Come è possibile che non abbia sentito niente? E poi … perché non chiamare subito la polizia? La prima cosa che farebbe chiunque. Chiamare la polizia. Perché non ha chiamato la polizia? Perché non ha chiesto aiuto? Perché non chiedere aiuto quantomeno ai vicini?

Poi quella chiamata.
Quella chiamata al 113.
Ormai tutta Italia la sa a memoria.
Quella chiamata.
Neanche fosse il Primo Canto della Divina Commedia.
A memoria.
Tutti gli italiani.
Quella chiamata.
Perché quel tono freddo? Perché quel tono calcolatore? O almeno così l’hanno descritto gli esperti. Esperti non si sa di cosa. Ma esperti. Esperti di non si sa che cazzo di professione. Ma esperti. Chiamati dalla tv.

Poi la grafologa. Con in mano la firma di Marco. Quella M così marcata. Quel segno deciso, freddo, risoluto, pianificatore. “È una M che denota rabbia e freddezza. Un uomo che sa quello che fa”. Anche la grafologa sembra sapere quello che fa.

… continua…

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