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Racconto drammatico: “Il mostro di Colleverdi” (puntata 2 di 10)

colleverdiIl mondo si è fermato. Niente e nessuno parla d’altro.
Crisi economica. Carestie. Guerre. Corruzione. Malasanità.
No.
Colleverdi.

Rai 1. Rai 2. Rai 3. Colleverdi.
Reta 4. Canale 5. Italia 1.Colleverdi.
Le 8 del mattino. Mezzogiorno. Le 16. Le 20. Le 24. Colleverdi.
Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi. Colleverdi.

Colleverdi. Paesino di mille abitanti.
Paesino e mille abitanti di cui gli altri sessanta milioni di italiani da anni, decenni, secoli si sbattono tranquillamente relegando paesino e mille abitanti a vita da borgo collinare.

Un decennio, o due, indietro rispetto all’Italia civilizzata. Non c’è ancora internet veloce. La ricezione del cellulare è a macchia di leopardo. L’unica scuola è la scuola elementare. In cui il maestro unico non è opera della Gelmini. In cui le classi sono formate da quattro, cinque, sei bambini. Senza vestiti di marca. Con le toppe sui pantaloni. Con giacchetti larghi due volte il dovuto. La palestra è la classe dove svolgono le lezioni, previo spostamento dei banchi contro il muro. Niente palloni di cuoio, Supertele. Per evitare di rompere i vetri delle finestre, già rattoppate con scotch da carpentiere.

L’ultima volta che una televisione era stata a Colleverdi era stato tre anni prima.
Una tv locale, provinciale.
Aveva mandato, giusto per metterli alla prova, due tirocinanti, a fare un servizio sulla Sagra delle Ciliegie.
I due erano arrivati alla sagra.
Pensando, quantomeno, di trovare delle ciliegie.
Non le trovarono.
Trovarono due tavoli.
Su uno di questi quattro anziani giocavano a carte.
Sull’altro tavolo un altro anziano presenziava su una zuppiera.
Nella zuppiera della macedonia.
Nella macedonia nessuna traccia di ciliegie.
Sulla zuppiera, attaccato con lo scotch, da carpentiere (forse lo stesso usato per le finestre della scuola), la scritta: “macedonia un’euro”.
Scritto così.
Con l’apostrofo.
“Un’euro.”

… continua…

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