Presidente della Camera Gianfranco Fini

Racconto umoristico: “Speriamo sia maschio” (puntata 10 di 11)

Presidente della Camera Gianfranco FiniIo controllo che tutto vada bene. Alice si è addormentata con la faccia nel piatto.
La tiro verso di me. Le pulisco il viso.
– Ti sei riaddormentata?
– No.

Negare di fronte all’evidenza. Intravedo per lei un roseo futuro in politica.

Diego. Che di cognome fa Calderoli e oggi ha anche una magliettina verde, le dice: “invece dormivi”.
– No!
– Sì!
– No!
– Sì! Padaniaaaa!
No, lo ammetto. Non ha detto “Padania”. Ma sarebbe stato forte.
Ripartiamo da come sono andate veramente le cose.
– No!
– Sì!
– No!
– Sì!
– No!
– Sì!
– No!
– Sì!

Un vero e proprio esempio di dialogo parlamentare.

Calderoli abbassa lo sguardo verso il piatto, afferra il cucchiaio, carica, prende la mira e, con mossa leghista, lancia il purè contro la straniera (sorvoliamo sul fatto che non sia nemmeno straniera … dettagli da comunisti).
– Tornatene nel tuo paese!
Ehm, no, non ha detto nemmeno questo… comunque…

Intifada alimentare.

Rissa parlamentare.

I sinistroidi, in difesa della minoranza, accorrono in massa proletaria, armati anch’essi di purè, piselli e bistecche. Volano cibarie da ogni dove ed in ogni dove.

Bombardamento a tappeto.
Vedo passare davanti ai miei occhi dell’uva.
Bombardamento a grappolo.
L’uva finisce sul tappeto. Bombardamento a grappolo sul tappeto.

– BASTA! SMETTETELA SUBITO!

Alcuni si fermano. Due secondi. Ripartono.

Mi sento molto Presidente della Camera. Non so se avete presente.
I forzasilvisti dicono qualcosa di insensato se non di fraudolento.
I dipietristi con fare civile alzano svariati diti medi e si appellano alla “generosità” delle altrui madri.
Partono a corsa le truppe leghiste d’assalto, reduci dall’ultima ronda, ed è rissa.
Accorrono i comunisti (arrivano dopo perché trattasi di sinistra extraparlamentare e devono arrivare da fuori palazzo) a picchiare con spirito comunitario.
Il Presidente della Camera cerca di mediare, rigorosamente da seduto.

Cinque minuti dopo, con l’aiuto delle altre maestre, riprendo il controllo della situazione.
– Non si tirano le cose da mangiare!
– E quelle da bere?
– No, nemmeno da bere.
– E la cacca?
Scoppiano tutti a ridere.
Li spedisco a ridere in punizione.
– Ora andate tutti a dormire!
Alice mi dice che lei non ha sonno, ma se ci deve andare per punizione ci va, ma non ha sonno.
– È una punizione – le confermo.
Con un sorrisone se ne va a dormire.
Solo per punizione, ovviamente.

Il pericolo è rientrato.
Il pranzo è finito… sul pavimento.
Non vedo l’ora di arrivare a casa.
A casa mi aspettano i piatti di ieri da lavare e quattro pesti gemelle.
Non so se vedo l’ora di arrivare a casa.
Quasi quasi mi metto in punizione anch’io e me ne vado a letto.

… continua…

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