ritardo

Racconto umoristico: “Due amiconi e un libricino” (puntata 3 di 8)

ritardoSi levò la giacca. La mise ben piegata sulla spalla della poltrona.
Si levò la cravatta. La mise ben piegata sull’altra spalla della poltrona.
Si sbottonò il colletto della camicia.
Si tolse le scarpe. Puzzavano di morto. Si rimise le scarpe.
Prese il libro.
Lo aprì.
Mise il culo sulla poltrona, i piedi sul tavolo, il libro sulle ginocchia.
Si mise a leggere.

Sarebbe arrivato in ritardo a lavoro.
Non gli importava.
C’è sempre una prima volta.
Tranne forse per Fulvio. Quarantadue anni e non vede una donna nuda dai tempi del liceo.
La donna era in televisione.
Erano orari poco raccomandabili.
Erano canali poco raccomandabili.
C’è sempre una prima volta.
Tranne forse per Fulvio.

Quel libro.
Quel libro gli ricordava la sua amica.
La sua amica era il contrario di lui.
Era una ritardataria.
Era la ritardataria.
Era la Ritardataria.
Il suo soprannome era ‘Trenitalia’.

Arrivava sempre in ritardo. Sempre.
Arrivare in ritardo era una delle sue raisons d’être.
Arrivare in orario era una cosa da grandi. Da tipi precisi, geometrici, puntuali.
Lei aveva cose più importanti da fare.
Di solito.
A volte no. Ma arrivava tardi lo stesso.
Magari si dava una passata in più di smalto.
– Hai cambiato smalto?
– No ci ho dato un’altra passata …

Lui sorrise. Pensando a quante volte la aveva aspettata per mezzore.
Le prime volte sotto casa sua.
Poi in casa sua, dove veniva puntualmente ed inesorabilmente importunato dalla nonna di lei, ansiosa di carpire da lui e solo da lui ogni possibile informazione sul mondo transessuale (chissà poi perché dovesse chiedersi quelle cose proprio ora che aveva 90 anni … chissà poi perché quelle cose dovesse chiederle proprio a lui … )
Poi di nuovo in macchina sotto casa sua, pur di non dover rispondere per la settecentoquarantatreesima volta alla domanda: ‘ma ce l’hanno il pisello o no?’
E al mare.
Al bowling.
A ristorante.
In pizzeria.
Al pub.
Al matrimonio di lui.
Lei era la sua testimone.
Di solito ai matrimoni è la sposa a farsi attendere.
Al suo era la testimone.
Arrivata in ritardo, ma con uno smalto clamoroso.

Lui sorrise. Pensando a quante volte la aveva aspettata per mezzore.
Mezzore.
Poi lei arrivava. Sorrideva. Inclinava un po’ la testa. Alzava le spalle. Come i bambini piccoli quando hai trovato qualcosa di rotto e gli chiedi chi è stato. Sono stati loro. Ma sorridono, inclinano la testa, alzano le spalle, ‘non lo so’.

… continua…

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