Moment Act

Racconto umoristico: “Da stasera” (puntata 5 di 7)

Moment ActNo. È più forte di lui. Non può sopportare la mancanza di alcol a tavola. Un affronto all’umana decenza. Ci sono cose su cui non si possono chiudere gli occhi. Le guerre nel mondo. La pedofilia. La corruzione della casta politica. La mancanza di alcolici a tavola.

Svolta decisionista.
– Andiamo a bere – propone in pompa magna, neanche fosse Obama alle Nazioni Unite.
Il popolo democratico segue il suo condottiero.
Una voce, repubblica, recalcitra.
– Io non esco, domani devo alzarmi presto.
Francesca.

L’asociale di Francesca.

Già stasera ha dovuto sorbirsi la festa nel suo appartamento. Obbligata dalla coinquilina. Ha invitato me e Fausto perché con gli altri nemmeno ha rapporti. Vive con il suo cellulare, il fiorentin tamarro e il rattone da appartamento. Discutibile Trinità.

Fosse stato per lei, tutti in casa propria, lei, per la precisione, in camera sua, al telefono. Un tamarro uno e trino che le racconta della moto nuova che ha comprato, su cui va guidando senza mani, contromano, in autostrada, a fari spenti.
Inutili i vari tentativi di convincerla.
Inamovibile.

Fausto propone di andare in un posto che conosce lui. Il Camaleonte.
– La strada la so io. È tutta qui dentro – dice, indicandosi la testa. Con una discreta approssimazione, visto che si indica il collo.
Spariscono nei rispettivi appartamenti nell’ordine Luca, Massimiliano e Ginevra.
Tornano due minuti dopo. Luca e Massimiliano con il TomTom. In numero di due. Prudenza non è mai troppa. Ginevra con una mappa stampata via google a tempo di record.

Dopo aver cercato per minuti e minuti di convincere Francesca ad uscire con noi, improvvisamente mi ricordo di avere un gran mal di testa. Di non poter uscire. Ahimè.
– France, se rimango, guardiamo un film?
– Ma non ti sente la testa? – mi chiede, sorridendo.
– Non tanto …
– E allora esci! – mi sfida.
– Ma un po’ mi sente …
– Ok … ma voglio andare a letto presto – mette i paletti.

Io odio i paletti. Da sempre. Da quando in prima elementare quell’infame di Diego mi fece lo sgambetto e picchiai il cranio in uno dei paletti del giardino della scuola. Quindici punti io. Dieci punti lui. In differita. Ovvero, uscito dall’ospedale. Primo giorno di ritorno a scuola. Lo presi a sassate. Letteralmente.

– Ok … ma voglio andare a letto presto – dice.
– Sì, anche io – mento spudoratamente.
– Ragazzi, mi sente un po’ la testa … non esco … ci vediamo domani!
Gli altri accolgono la mia decisione di non uscire con un guazzabuglio di fischi, moccoli, offese.
Se ne vanno.

Fausto, prima di andarsene, colto da improvviso lampo intellettivo, mi prende da parte e mi dice: “ma ti piace Francesca?”
Mi coglie un po’ alla sprovvista.
Fausto ha delle intuizioni?
Mi coglie un po’ alla sprovvista anche il fatto che si sia reso conto d’avermi colto alla sprovvista.
Sono spiazzato.
– Io non lo avevo capito … allora scusa per prima!
– No, non preoccuparti…

Non è una cima ad acume. Dorme due terzi della giornata. È un fascista della granata e dell’aspirapolvere nei momenti più sbagliati. È tremendamente tamarro. Battuto solo dal capostipite, capo fondatore del movimento tamarrista, tale Fiorentin Tamarro. Ma alla fine è un bravo ragazzo. Vestito da becchino, ma un bravo ragazzo.
Sono commosso. Sto quasi per dirgli: “ti voglio bene!”
– Pipala – mi anticipa. Dandomi il consiglio più fraterno che gli venga a mente.
Mi dà un’occhiata a suo modo di intesa.
Pare strabico.
Mi fa l’occhiolino, chiudendo in un tic inaudito entrambi gli occhi.
E parte.
Caronte. Traghettatore di anime prave in un Acheronte alcolico.

… continua…

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