sacco da boxe

Racconto umoristico: “Da (a)mare” (puntata 6 di 10)

sacco da boxeLa prima a seguirmi è Francesca.
Si sdraia accanto a me.
– Come stai? – chiede con un mezzo sorriso. Sa che sto benissimo.
– Un po’ meglio, grazie – sorrido.
Mi guarda. La guardo. Mi guarda. Ci guardiamo. I suoi occhi sono diversi.
Sdraiati. Rannicchiati. Due bambini. Che si guardano.

Intorno tutto e silenzio. Non si vede più niente. Vedo solo lei. Quei suoi occhi diversi. Sento solo lei. Poi sento qualcos’altro. Sabbia nel viso. Mi volto di scatto, sputacchiando. Un infame codardo quattrenne passando a corsa accanto a me mi ha coperto di sabbia, praticamente seppellito.
Pensieri infanticidi.
Francesca ride.
Fortunatamente non sa che sto pensando alle mie mani attorno al collo di un più o meno innocente quattrenne di merda.
Mi deve essere rimasta della sabbia sul viso.
Francesca mi accarezza, togliendomela. Il tocco leggero. Dolce. Una carezza.

Torna, sempre a corsa, l’infame! Infame e fradicio. Appena uscito dall’acqua. Mi copre di sabbia e d’acqua.
Nella mia mente gli sto spezzando le ditina una ad una. Partendo dal mignolino. Me lo vedo supplicante. “Nooooo!!! Il migliolino noooo!!!”
Stavolta forse Francesca intuisce i miei pensieri.
Pensieri infanticidi.
Ride.

Cavallerescamente le chiedo se vuol fare a cambio di posto con me.
Cavallerescamente mi tira un cazzotto nello stomaco. Senza due reni e lo stomaco la sopravvivenza inizia a farsi ben più dura.
Cavallerescamente ride e mi dà del coglione.

Si mette seduta. Le mani nella borsa. Alla ricerca del cellulare. Ricerca invana.
– Merda! Devo avere lasciato il cellulare a casa!
Beh, sì. Deve averlo lasciato a casa. Oppure qualcuno, sapendo che quello strumento del demonio avrebbe suonato nei momenti meno propizi, potrebbe, diciamo così, inavvertitamente aver preso quel dannato cellulare dalla sua borsa e averlo, sia chiaro, sempre inavvertitamente, messo sulla scrivania.
– Ah sì! Devi averlo lasciato sulla scrivania. L’ho visto lì prima di uscire.
Secondo cazzotto nello stomaco.
Che l’amore fosse sofferenza lo sapevo. Ma pensavo a qualcosa di meno fisico e più psicologico.
– Potevi dirmelo, stronzo!
Terzo cazzotto.

Devi avermi preso per un sacco da pugile.
Da buon sacco incasso.
Io incasso. Lei si incazza.

… continua…

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