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Racconto d’amore: “Shakespeare in facebook” (ultima puntata)

costaGiulietta non ce la fa più.
Quella situazione non le va più bene.
Due idioti informatici.
È da due mesi che va avanti questa storia.

È da due mesi che lui si rifiuta di vederla.
Anche soltanto di dirle chi è.
Anche soltanto di togliere quella cazzo di obesa con la cellulite per mettere una foto. Sua.

Cazzo! Dimmi chi sei!

Ne hanno discusso mille volte, ma sempre lui se ne è tirato fuori, coi suoi modi piacioni, simpatici, evasivi.

– senti. sono seria…

Romeo non scrive.

Giulietta continua: “per una volta anche te cerca di essere serio”

Romeo non scrive.

Giulietta continua: “voglio che tu mi dica chi 6. che ci vediamo. io provo qualcosa per te. anche se sei evidentemente un deficiente … penso che tu lo abbia capito”
Per la prima volta si scuce.
Per la prima volta esce allo scoperto, vulnerabile, coraggiosa.

Romeo non scrive.

Giulietta aspetta.
Aspetta.
Aspetta.

– o ti decidi entro 2 secondi! 2! O GIURO CHE TI CANCELLO! – lo minaccia.

Romeo non scrive.

Giulietta aspetta.
2
Aspetta.
1
Aspetta.
0

Romeo pensa: ho fatto una cazzata! Non avrei mai dovuto nemmeno contattarla. Come ho fatto ad essere così bastardamente egoista?!? Innamorarmi di lei … E permettere che lei si innamorasse di me …

Giulietta aspetta.
Aspetta.
Aspetta.

Romeo, con fatica, si rimette in sesto sulla sua sedia a rotelle.
Non potevo rimanermene qui a marcire da solo? A disintegrarmi di De Filippi, inezioni, D’Urso, pannoloni, Baudo, flebo, Sgarbi; l’unico rapporto col mondo esterno, parenti con la faccia terrea, lo sguardo pietoso.
Mi mancavano tre mesi. Tre.

Il dottore era stato chiaro.
Ancora di più in quei due giorni in ospedale poco tempo prima.
Ancora di più nella visita di quel giorno.

No, non potevo.

Da quella sera sulla passeggiata a Marina.
Che la aveva vista.
Lui sulla sedia a rotelle.
Lei su tacchi vertiginosi.
Lei. Bellissima.
Lei. Giulietta.

Voleva guardare con altri occhi. Voleva essere visto con altri occhi.
Voleva vedere un futuro. Voleva essere visto in un futuro.
Voleva un’amicizia. Voleva un amore. L’ultimo.
Voleva vivere il poco di vita di merda che gli rimaneva.
La forza di andare avanti in questi due mesi gliela aveva data lei.
Giulietta.

Ma ora è finita.

Giulietta aspetta.
Aspetta.
Aspetta.
Fissa lo schermo.
Appare un pallino grigio. Romeo è offline.
Ma stavolta, Giulietta lo sa, non è un malfunzionamento della chat.

Il dito le trema. Arrivano i primi singhiozzi. Gli occhi le si bagnano. Il dito clicca. Cancella Romeo. Per sempre.
Piange tutta la notte. Piange anche tutta la notte dopo. Quella dopo ancora.

Sono passati tre anni.
Adesso Giulietta sta con Paride.
È felice.
Abbastanza.
Ma ogni tanto si ricorda di quell’amore.
Unico.
Pazzo.
Di quella cena.
A lume di candela.
Di quel pacchettino.
Di quell’anello.
Sì, lo voleva.
Anche se per scherzo.
Lo voleva.

 

FINE (foto dell’ultima puntata: Daniela Testoni)

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13 commenti su “Racconto d’amore: “Shakespeare in facebook” (ultima puntata)”

    1. :°)

      (secondo me lo scrittore è uno stronzo infame! … che sono modi questi di far finire un racconto d’amore!?)

  1. è esattamente le parole che mi son venute, finito il racconto.
    poi ho pensato che l’amore può avere molte forme…

    1. “poi ho pensato che l’amore può avere molte forme” …
      via … è andata bene! … non hai scritto “poi ho pensato che gli stronzi infami possono avere molte forme” 🙂

    1. il trucco con gli errori di battitura è buttarla sul “ma era una cosa voluta … per enfatizzare il concetto … su … una concessione poetica” 🙂

  2. Declinazione del verbo ESSERE, presente indicativo:

    io sono
    tu sei
    egli è
    noi siamo
    voi siete
    essi/elle sono (in questo caso, le parole!)

    terza lezione di grammatica, prima elementare, 1991.

    mi sembra che tutto ciò vada oltre qualsiasi “concessione poetica”!
    …. ma apprezzo il tentativo, mi sei simpatico 😛

    1. hai ragione …
      pane e acqua fino a domenica! e lavori forzati!
      “quando ce vuò, ce vuò” (le virgolette introducono la licenza poetica 🙂 )
      son d’accordo con te 🙂

      1. “E tu che se’ costì, anima viva,
        partiti da codesti che son morti […]”

        beh, che dici?
        anche Dante sbagliava?
        (a me l’hanno fatto imparare a memoria a forza di
        storcioni,
        interrogazioni,
        controstorcioni
        e controinterrogazioni …
        non penso mi facessero studiare analfabeti 🙂 … o sì? 🙂 )

    1. ahah

      anche a me piace l’odore di tragicità 😉

      e … la pièvelociana origine … è proprio lei !!!

      eri già al comando con “salva una pianta, mangia vegano” … ma ora ti sei aggiudicato definitivamente il premio come lettore + attento del blog!

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