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Racconto d’amore: “Bianchi orizzonti” (ultima puntata)

scaricare gratis il racconto– Tu sei solo una puttana!
Lei aprì la bocca. Pensava a uno scherzo di pessimo gusto. Abbozzò perfino un sorriso idiota. Come se potesse essere una cosa divertente.
Ma lui continuò, la voce cattiva: “tu sei solo una puttana!”
Che cosa stava succedendo??? Che cavolo stava dicendo??? Che cavolo stava facendo? Perché la stava guardando così???

Fu percorsa da un brivido. Si coprì con il lenzuolo. Non voleva più farsi vedere da lui.
Perché le stava urlando contro quelle cose???
– Solo che non ti ho mai pagata… – continuò lui, infilando i jeans – e mi fai schifo…
– Che…
– Ti ho soltanto usata fino ad oggi e tu, che mi hai sempre guardato con quegli occhi a cuoricino, mi fai schifo. Non lo capisci che mi fai schifo?

Era la prima volta che lui era veramente cattivo con lei. Non solo distaccato, insensibile, scostante. Cattivo.
Lei non riusciva a parlare. Gli occhi sbarrati. Non riusciva a reagire. Non riusciva neppure a piangere. Eppure che per lui aveva pianto chissà quante volte. Per cose da niente. Perché non aveva richiamato. Perché aveva guardato un’altra in un modo strano. Perché non le aveva offerto la colazione. Perché si era dimenticato del suo compleanno. Ma adesso che le stava dando della puttana, che le diceva a chiare lettere quello che forse aveva sempre temuto, neanche una lacrima. Sentiva soltanto un improvviso vuoto dentro. Non ebbe la forza di dire nient’altro. Solo quel “che” stoppato sul nascere. Chiuse la bocca. Chiuse gli occhi. Chiuse il cuore. Chiuse il cervello.
– Adesso ho trovato un’altra puttanella come te. Solo che non ha quei chili di troppo! Cicciona di merda che non sei altro!
Ormai si era rivestito. Mise una mano nella tasca dei pantaloni. Ne tirò fuori il borsello. Dal borsello una banconota da cinquanta. Una seconda. Una terza. Gliele lanciò. Contro. Con rabbia.
– Puttana!
Si avviò alla porta. Senza voltarsi. Uscì. La sbatté.

Lui ormai non era in grado di smettere di ferirla. Questo lo aveva capito fin troppo bene. Sapeva che, anche se lei si atteggiava da persona forte e indipendente, si era innamorata di lui. Non glielo aveva mai detto, ma certe cose si capiscono. Si vedono negli occhi dell’altro. E lei quelle cose nei suoi occhi non aveva potuto vederle. E non avrebbe potuto vederle. Lei sicuramente sperava che col tempo, le attenzioni, l’affetto lui si sarebbe potuto innamorare. Lui sapeva che non erano così che andavano le cose. Almeno non con lui. Lui poteva indicare a prima vista le ragazze di cui si sarebbe potuto innamorare o meno. Non era neppure una questione di bellezza. Perché Martina era una ragazza volendo quasi bella. Sicuramente desiderabile. Certo gradevole. Solo che non aveva quel che. Lui neppure sapeva definirlo quel che. Ai suoi occhi era semplicemente come se Martina fosse vuota. Lui sapeva che non lo era. Solo che per lui lo era. Era così. Non c’era niente da fare.

E questa situazione per lei non era giusta. Avrebbe dovuto smettere di vederla. Sapeva che avrebbe dovuto. Quella doveva essere l’ultima volta. Se lo era detto decine di volte. Forse centinaia. Solo che poi non ci riusciva. Tornava a desiderarla. E tornava a farle male. Lui proprio non ci riusciva a stare senza di lei. Sapeva che l’avrebbe cercata di nuovo. Decise quindi di essere crudele. In realtà forse non era mai stato così buono con lei. Decise di fare in modo che fosse lei quella forte che avrebbe deciso per sempre di troncare quella storia. Di fare in modo che non lo potesse volere più. Che non volesse più sprecare anche soltanto un secondo della sua vita per lui. E si trovò a fare quella cosa terribile. A darle della puttana. A urlargli contro cose indicibili. A tirarle contro i suoi soldi. Quei soldi con cui avrebbe voluto comprarle quel regalo per quel compleanno che aveva solo finto di dimenticare. Quel regalo che aveva già trovato, ma non aveva avuto il coraggio di comprare. E quel bigliettino che aveva iniziato a scrivere senza finire di farlo.

E, facendo quella cosa terribile, si rese conto che finalmente le voleva bene. Sbatté la porta, dopo averle dato della puttana. Dopo averle tirato i suoi soldi. E capì che in quel momento, per la prima volta, sentiva quel che. Che in quel momento gli importava di lei. Che quelle che scendevano dai suoi occhi, per la prima volta, erano lacrime. Tardive. Perché così va la vita. Le cose non arrivano per anni quando devono arrivare e arrivano sempre quando non devono arrivare. Non tornò indietro. Era tardi. Continuò a camminare dritto davanti a sé. Nevicava. Tutto era ghiacciato. Il giardino, il vialetto, la strada, la campagna davanti a lui, piatta, desolata, desolante, fino all’orizzonte. In giro non c’era nessuno. La vita gli apparve improvvisamente vuota. Come quel giardino. Quel vialetto. Quella strada. Quella campagna. Quell’orizzonte. Bianco.

 

FINE

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3 commenti su “Racconto d’amore: “Bianchi orizzonti” (ultima puntata)”

  1. e la vita è fatta anche di storie perse..a voi tutte Martine ammettetelo è stronzo, a voi tutti stronzi ammettetelo avete paura d’amare..e allora continuate a perdere Martina….lei troverà chi nn ha paura..evviva l’amore!!!

      1. si dovrei scrive un romanzo alla sex and the city …ma io se devo scrive voglio scrive un thriller..ahahahah

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